Figli

Raccolta ti testimonianze di figli con un genitore alcolista


Papà era diverso perché beveva.

Credo che tutto sia iniziato in quel lontano 2012 in cui io ero soltanto una bambina di undici anni.

Non capivo. Mi chiedevo come mai papà fosse così diverso, così irascibile, come mai litigava sempre con mamma magari anche per delle piccole cose. Non capivo come mai a volte si arrabbiava con me. Era tutto così diverso.

Diventando sempre più grande ho iniziato a capire. Papà era diverso perché beveva, perché era sempre ubriaco. lo un po' avevo paura di lui, dei suoi scatti d'ira  così imprevedibili. Spesso mi vergognavo per il suo  comportamento, per i suoi discorsi, per la sua camminata barcollante e per il modo in cui si trascurava. Quando arrivava il pomeriggio e dovevo incontrami con le amiche dicevo sempre che a casa mia non si poteva stare per un motivo o per l'altro perché in casa c'era lui. lo ero arrabbiata con lui perché  pensavo lo facesse apposta. La situazione era in continuo peggioramento. Il mio rapporto con lui era quasi inesistente e il dialogo era limitato, però io al mio papà volevo bene, per molti  anni era stato la mia roccia che pian piano si stava frantumando davanti i miei occhi da ragazzina impotente. Avevo paura per il mio papà. Ogni volta che dormiva rimanevo a fissarlo per essere sicura che respirasse e solo dopo questa conferma riuscivo a tornare a fare quello che stavo facendo. Con il passare del tempo ho iniziato a chiudermi in me stessa e a uscire sempre meno con gli amici per evitare di trovare scuse.
 
Mi ricordo quella sera. La terribile sera d'inverno dove io ero in camera, dopo aver sentito il rumore di qualcosa che cadeva ho iniziato a sentir chiamare il mio nome da mamma tutta terrorizzata. Scesi le scale di corsa e vidi il mio papà lì a terra, ero terrorizzata non riuscivo a muovermi fino a quando mamma non mi disse di chiamare il 118. Dopodiché ho un vuoto fino al giorno successivo. Era rimasto una settimana in ospedale e in quei setti giorni speravo che le cose fossero cambiate, che lui  fosse cambiato e che si sarebbe sistemato tutto ma non è stato così, tutto era come prima.

L'ultimo periodo è stato quello più terribile dove io dovevo affrontare i primi esami scolastici della mia vita ma lui non stava bene fisicamente. Il suo corpo non riusciva più a seguire il suo stile di vita e stava cercando di farglielo capire. E così è stato. Finalmente dopo aver toccato il fondo aveva capito. Si era informato sul gruppo Alcolisti Anonimi dove decidemmo di andare. Era un giovedì sera di giugno e arrivati scoprimmo che c'era anche un gruppo di sostegno per la famiglia. Divenne subito un punto di riferimento.
 
lo, mamma e mio fratello iniziammo a frequentarlo costantemente e a capire molte cose. Ma non eravamo gli unici, infatti anche lui si stava impegnando molto, aveva diminuito la quantità di alcool che beveva al giorno ma non riusciva a smettere. Dopo due mesi di frequenza, una sera, mi ricordo di essere uscita con una amica e dove eravamo andate dopo poco era arrivato anche lui. Era andato al chiosco dove c'erano i suoi amici e lo vidi con una birra in mano.

Mi arrabbiai.Tantissimo.

Era riuscito a rovinarmi la serata, di nuovo. Tornata a casa mi sfogai con mamma che cercava di tranquillizzarmi. Durante la notte venne papà in camera e mi svegliò. Si scusò con me e mi disse che d'ora in poi non avrebbe più toccato un bicchiere di alcool e così fece. Il nostro rapporto pian piano si stava ricostruendo, lo vedevo migliorare, era più bello e non mi vergognavo più.


Mi ricordo quando ha festeggiato il suo primo compleanno, ovvero un anno da quando era riuscito a posare il bicchiere e a non riprenderlo più in mano. Ero emozionatissima e soddisfatta di lui, ero super fiera del mio papà. E lo sono tutt'ora, che è riuscito a festeggiare il suo quarto anno di sobrietà.

La nostra vita è completamente cambiata e posso  finalmente dire che abbiamo raggiunto la nostra serenità.

Alessia Al-Anon
 

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L'affetto negato e i problemi con l'intimità

Sono una figlia di alcolista, l'intimità nella mia famiglia non si percepiva. Non ci sono mai state manifestazioni di affetto con il genitore alcolista. Io ero sempre alla ricerca di un abbraccio o di un gesto di affetto mai ricevuto. Da piccola pensavo addirittura di non appartenere a quella famiglia, di essere un'estranea. Questo mi ha creato molta insicurezza e bassa autostima. Crescendo mi ha portato a cercare affetto da chiunque, prima dai vicini o dagli zii, poi dalle amicizie e nelle relazioni in generale.

Sempre alla ricerca di un abbraccio o di un bacio. Mi sono affidata a chiunque mi lusingava e mi dimostrava approvazione attraverso gesti di affetto, (abbracci, coccole, baci). 
Diventando grande ho scoperto il sesso.

Sempre convinta di dover elemosinare quell'affetto che mi è mancato, l'ho usato per ricevere approvazione. Le mie relazioni sono sempre state uno scambio, sesso per amore, non il contrario. 
Ora sono consapevole che nell'alcolismo è facile confondere gli affetti. Sono cresciuta priva di questo affetto perché il mio genitore non sapeva dimostrare Amore, coinvolta com'era dal suo bisogno di conferme a sua volta, diventando alcolista.

Ora che sto capendo come sono stata influenzata da questa malattia, sto dando il giusto valore all'affettività ed anche al sesso. 
Prima era un dovere ricambiare con il sesso qualsiasi cortesia che ricevevo dai compagni che ho avuto, ora mi sto liberando di questo "obbligo". 


Una figlia Al-Anon 

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Come ho potuto aiutare mio papà a smettere di bere

SIlvia, figlia adulta:  ciao sono Silvia ho 43 anni, conosco Al-Anon da 11 anni.

Ho combattuto contro l'alcolismo di mio padre per anni finché non mi sono avvicinata a questa meravigliosa associazione di amici, la mia seconda famiglia.

All'inizio ero scettica, solo il fatto di sentire dire che era una malattia a me non piaceva, avevo tanto rancore nei confronti di mio papá ed ero convinta che tutte le sue dimenticanze nei miei confronti fossero volute. Sono cresciuta nell'alcol, mi ricordo che da piccola mia mamma mi faceva andare al bar per controllare che papá non bevesse troppo ma non serviva. Come tanti sono cresciuta con mille complessi, sensi di colpa e mille versioni distorte nella testa.

Poi mi hanno detto "lascia andare e lavora su di te per prima, poi tutto il resto arriverá". Ebbene l'idea di mettermi davanti allo specchio e guardarmi dentro per vedere cosa di buono potevo avere mi terrorizzava, ero abituata a vivere nel dolore e nella sofferenza più nera. É stato molto difficile, c'é voluto tempo e costanza, frequentare sempre e parlare tutte le sere con gli amici che erano passati attraverso le mie esperienze parecchi anni prima.

Quando ho iniziato ad avere più coraggio delle mie azioni sono riuscita a fare qualcosa anche per mio papà che nel frattempo continuava a bere, ma io cercavo di focalizzare me, di capire cosa volevo fare e chi ero. L'alcolismo é la malattia della famiglia,vero, stravolge tutto e tutti, verissimo.

Da me si erano stravolti i ruoli, io facevo la mamma ed i miei genitori erano i bimbi da accudire. Riprendere a fare la figlia e chiedere aiuto é stato un grande passo per me. Ora papá é sobrio da 5 anni e mezzo, ha riacquistato la sua dignità come persona ed é un uomo fantastico. Io mi sto riscoprendo ogni giorno, e sono felice di questo continuo cambiamento in positivo, é un divenire... Al-Anon mi ha dato la vita, la possibilitá di scegliere se continuare a soffrire o cambiare ed iniziare a vivere bene.

Serene 24 ore.

 

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Alcolismo e rapporto di coppia

Sono cresciuta in una famiglia dove l'alcolismo ha ostacolato la manifestazione dell'amore e dell'intimità, in casa mia non si è mai parlato di amore, di intimità e di sesso. Queste parole ed il loro significato rimanevano sempre un tabù, quasi come fosse vietato parlarne e così facendo in me sono cresciuti molti dubbi e molte incertezze. Non ho mai visto effusioni e scambi di intimità tra i miei genitori. Ho intrapreso un rapporto affettivo rimanendo l'eterna bambina alla ricerca dell'egual affetto che mi davano i miei genitori, senza capire che il rapporto tra figlio e genitore è ben diverso da quello che ci deve essere con un compagno. Credevo che l'intimità in una coppia si limitasse a qualche effusione d'amore, scambio di tenerezza e di baci perché il sesso era una cosa da non fare perché non importante e soprattutto non prevista per la Chiesa sino al matrimonio. 
Per non dare pensieri alla mia famiglia, coinvolta nell'alcolismo, ho cercato di comportarmi da brava ragazza cercando di non deludere le loro aspettative, ma non sono maturata fino a quando non mi sono confrontata con altri figli che erano nella mia stessa situazione.

Non è stato facile ammettere le proprie mancanze su un argomento così delicato, ma ad oggi non ho più tutti quei tabù, quelle insicurezze, e sono riuscita ad intraprendere con un compagno una buona intimità sessuale, ma non altrettanto buona sul piano emotivo.

Troppa instabilità e poco equilibrio non mi permettono ad oggi di vivere un giusto rapporto di coppia, chiedendomi ancora se e in cosa non vado bene o se non vengo accettata per ciò che sono. 


Una figlia Al-Anon

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Come l’alcolismo abbia influito sul mio carattere

Sono figlia di alcolista. Crescere in una famiglia dove un genitore soffre della malattia dell’alcolismo è devastante. Non mi rendevo conto delle conseguenze che avrebbe riportato su di me la malattia di mio padre, l’ho scoperto crescendo. La mia infanzia l’ho trascorsa avendo paura di lui. L’alcol lo alterava, lo imbruttiva, lo rendeva cattivo. Con me usava toni di voce molto alti, ero sempre sgridata per qualcosa; mamma invece subiva la sua violenza fisica, e spesso mi colpevolizzava dei “cambiamenti” di mio padre.

Oltre alla paura, ho sempre provato molta vergogna, per questo non ho mai festeggiato un compleanno a casa mia con gli amichetti. Ogni ricorrenza importante, Santa Comunione, Cresima, o il matrimonio di qualche parente, per me rappresentava un incubo perché l’incertezza di come si sarebbe conclusa la giornata, era opprimente. In questo clima poco sereno ed amorevole, l’incertezza, il pensiero fisso d’esser sempre la colpevole del bere incontrollato di mio padre, il cercar sempre soddisfare le aspettative degli altri, sono stati i miei strumenti di crescita. Conoscendo e frequentando Al-Anon, ho compreso la malattia dell’alcolismo. Ho imparato che non sono  responsabile  del bere esagerato di mio padre, e che non ho il dovere di soddisfare le aspettative degli altri. 

La costante frequenza al gruppo, mi aiuta a liberarmi degli strumenti malati di crescita, acquisiti nella giovinezza, sostituendoli con uno stile di vita che mi insegna a volermi bene, aumenta la mia autostima, ottenendo come risultato più serenità.

Luciana

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Se avete un familiare per il quale l'alcool è divenuto un problema:

Al-Anon può aiutarvi

Insieme possiamo ottenere ciò che è quasi impossibile fare da soli: possiamo superare gli effetti devastanti di questa terribile malattia e imparare a vivere di nuovo.

Fin dalla prima riunione proverete un gran sollievo, perché potrete, forse per la prima volta, parlare con persone che capiscono veramente i vostri problemi, poiché anche loro hanno avuto le stesse esperienze.