Le conseguenze dell'alcolismo sulla famiglia
Il bere esagerato di una persona coinvolge tutte le persone che hanno rapporti con lui
Quasi tutta l’attenzione dei media, della società e delle istituzioni che riguarda l’alcolismo e il problema di un consumo di alcol eccessivo è focalizzata sull’alcolista e i sui problemi. Tante sono le associazioni e le istituzioni che hanno come scopo quello di aiutare l’alcolista.
I Gruppi Familiari Al-Anon sono un'associazione di familiari ed amici di alcolisti.
Cosa vuol dire?
Che i famigliari e gli amici degli alcolisti hanno sentito e sentono il bisogno di riunirsi per aiutarsi in quanto l’alcolismo è una malattia che coinvolge tutte le persone che hanno rapporti con l’alcolista e, in misura maggiore, chi gli è più vicino: i famigliari e gli amici.
Tutti, all’interno della famiglia, sono condizionati dal bere eccessivo e smodato dell’alcolista. Pensiamo al coniuge che, vivendo con la paura e nella solitudine, si accolla tutta la gestione della famiglia e mette in atto una serie di strategie per cercare di riportare il marito/moglie alla sobrietà.
Pensiamo alle conseguenze dell'alcolismo sui figli che sicuramente soffrono l’abbandono e l’assenza di uno o di entrambi i genitori (essendo anche il genitore non bevitore impegnato in una battaglia con l’alcol e l’alcolista), quando non subiscono violenze
I genitori stessi che assistono impotenti alla devastazione di un figlio/figlia.
Anche gli amici sono spesso coinvolti emotivamente nei problemi che sono collegati all’alcol.
Proviamo ad analizzare più in dettaglio i problemi familiari visti dalla prospettiva di ognuno dei membri della famiglia raccontando una piccola storia da ogni punto di vista.
Amico
La voglia di aiutare un amico che soffre mi ha fatto trovare il gruppo
Figlia
Non so se sia peggio il ricordo di mio padre a letto ubriaco quasi tutti i giorni o le urla di mia madre che non si dava pace per la situazione in cui eravamo. Ricordo le accuse e le sfuriate di mia mamma nei confronti di mio papà, ricordo che di quello che succedeva a casa non potevo e non volevo parlarne con nessuno, ricordo la vergogna che provavo al solo pensiero di invitare qualche amico a casa per la paura che potesse vedere la situazione in cui ero costretta a vivere, mi ricordo i vestiti usati che ero costretta ad indossare perché papà aveva perso il lavoro e mamma non riusciva a far fronte a tutte le spese.
Mi sentivo prigioniera di una situazione senza via d’uscita finché un giorno la professoressa a scuola ci disse che il giorno seguente sarebbero venuti a parlare in classe due membri di due diverse associazioni: Alcolisti Anonimi e Al-Anon.
L’indomani andai a casa con la speranza nel cuore portando il messaggio alla mamma. Il tema dell’alcolismo era stato trattato con coraggio e convinzione da quei membri di A.A. e di Al-Anon
Gli anni successivi con papà in A.A. e mamma in Al-Anon la nostra vita è cambiata, la nostra famiglia si è riunita e il mio peso era diventato sopportabile.
Ora frequento anch’io un gruppo Al-Anon e con il passare del tempo mi accorgo che le conseguenze come figlio di alcolista che ha avuto su di me l’alcol in famiglia non sarebbero passate senza una frequenza ai gruppi.
Al gruppo ho imparato e capito che il bere di mio papà non era colpa mia. Ho imparato ad affrontare i problemi familiari un giorno alla volta. Ho imparato a riflettere prima di agire e a dare una priorità alle cose da fare.
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Amico
Quante volte la sera con gli amici si beve in compagnia. E’ normale, mi dicevo, bevono tutti, bevo anch’io. Una sera il mio migliore amico in seguito ad una delle tante bevute ebbe un grave incidente in autostrada coinvolgendo anche altre auto. In ospedale quando andai a trovarlo trovai una locandina che parlava di A.A. e Al-Anon. Incuriosito ho provato a frequentare il gruppo dei familiari/amici di alcolisti, volevo assolutamente fare qualcosa per lui… a nulla erano serviti i miei: “basta”, “hai bevuto a sufficienza”, “questa sera non voglio portarti a casa ubriaco” ecc... ecc... Mi hanno accolto con gentilezza e calore umano. Ho capito subito che frequentando quel gruppo forse avrei potuto aiutare lui e anche me.
Dopo un buon periodo di mia frequenza anche il mio amico iniziò a frequentare A.A. Dopo un periodo di astinenza di circa un anno ebbe una ricaduta e un nuovo incidente. Questa volta non riuscì a sopravvivere, lo schianto fu tremendo. Il gruppo e il programma mi hanno aiutato a superare il lutto e i sensi di colpa.
Ricordo ancora con tenerezza e affetto Paolo.
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Coniuge
Vent’anni fa quando conobbi mia moglie mi disse che aveva avuto problemi con l’alcol durante la separazione dal suo precedente marito alcolista ma che, dopo un periodo di frequenza di uno dei gruppi di Alcolisti Anonimi ne era venuta fuori e ora per lei l’alcol non era più un problema. Dopo poco tempo dal nostro matrimonio nacque Francesca. Dopo le prime forti e (terribili) ubriacature ho vissuto i primi sei anni di matrimonio tra la paura che potesse succedere di nuovo e l’illusione che il problema si potesse risolvere da solo o di poterlo risolvere io. Al-Anon e i Dodici Passi di A.A. mi hanno insegnato che sono impotente di fronte all’alcol e alla malattia.
Un’estate, io in città a lavorare, lei in vacanza con Francesca e un amico di famiglia, sento suonare il telefono di notte: Era l’ospedale che mi avvisava del ricovero di mia moglie, corro da lei, mi faccio promettere che non succederà più e che l’avrei aiutata non bevendo più nemmeno io. La tregua durò 11 anni quando un’estate ci fu quella che adesso so che si chiama ricaduta.
Dopo inutili battaglie da parte mia e promesse da parte sua riesco a convincerla a tornare ai gruppi di Alcolisti Anonimi. Qui la sorpresa: non c’è solo A.A. ma c’è anche Al-Anon. Ho iniziato a frequentare per lei, continuo a frequentare per me. Il bere di mia moglie non è più affare mio. Frequentando ho imparato che il suo bere non è colpa mia. Frequentando ho imparato a volermi bene e a liberarmi dalla paura e dalla dipendenza affettiva nei confronti di mia moglie e di tutte le altre persone.
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Genitore
Forse la cosa più difficile per me è stato mettere in atto il distacco emotivo, separare cioè mio figlio dal suo problema con l’alcol. Era difficile per me accettare la malattia, capire che come madre non avevo nulla da rimproverarmi, capire che la responsabilità del bere era soltanto sua, capire che se coprivo sempre gli effetti delle sue bevute non avrei fatto altro che allungare la sua malattia spostando in avanti i nodi che sarebbero poi, comunque arrivati al pettine.
Al-Anon mi ha aiutato a capire e, soprattutto, a mettere in pratica giorno per giorno il mio recupero come persona e come madre. Ora accetto, come dice il Primo Passo “Abbiamo ammesso di essere impotenti di fronte all’alcol e che le nostre vite erano divenute incontrollabili” la mia impotenza di fronte all’alcol e al bere di mio figlio.
Cerco di incoraggiarlo, non di controllarlo, cerco di far sì che si prenda le sue responsabilità, non di coprire le sue bevute chiamando il suo datore di lavoro per dire che era ammalato o pagando i suoi conti, cerco di evitare lo scontro verbale (non serve a nulla), cerco di raggiungere una serenità con l’aiuto del programma e degli Amici del gruppo.
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